L'impiego dei farmaci antidepressivi nel puerperio

none4Riassunto. Il puerperio, così come la gravidanza, è associato ad un maggior rischio di disturbi d’ansia e/o disturbi depressivi. La depressione post-partum (DPP), frequentemente in comorbilità con sintomi d’ansia, è il disturbo che si manifesta più frequentemente dopo il parto, con tassi di prevalenza compresi tra il 5 e il 15%. Tra gli antidepressivi (AD), gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono considerati farmaci di prima scelta nel trattamento dei disturbi depressivi puerperali e in particolare della DPP. È quindi fondamentale stabilire, per quelle madri che necessitino di un trattamento con SSRI, il profilo di sicurezza di questi farmaci durante l’allattamento. I vantaggi dell’allattamento al seno, sia per la madre che per il bambino, sono infatti ben documentati. Se, da un lato, tutti gli AD, compresi gli SSRI, passano nel latte, è comunque vero che il rapporto tra concentrazioni ematiche del farmaco e concentrazioni nel latte, proposto per valutare il rischio di una determinata molecola durante l’allattamento, appare un parametro che non è in grado di predire in modo accurato la sicurezza di questi farmaci. Da un’analisi delle evidenze presenti nella letteratura si può concludere che, tra gli SSRI, paroxetina e sertralina offrono il miglior profilo di sicurezza, non essendo fino ad oggi stati segnalati effetti collaterali per il neonato in corso di allattamento con tali AD. Nonostante questi risultati rassicuranti, appaiono comunque necessari ulteriori studi che permettano di definire meglio il profilo di sicurezza. Come regola generale, è importante monitorare con molta attenzione le condizioni di un neonato la cui madre assuma un AD in corso di allattamento, in modo da poter riconoscere precocemente eventuali effetti collaterali farmaco-indotti. Parole chiave. Depressione post-partum, allattamento, antidepressivi, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, tossicità neonatale.BELLANTUONO C.; MIGLIARESE G.; MAGGIONI F.; IMPERADORE G.Bellantuono, Cesario; Migliarese, G.; Maggioni, F.; Imperadore, G

L'impiego dei farmaci antidepressivi nel puerperio

Riassunto. Il puerperio, così come la gravidanza, è associato ad un maggior rischio di disturbi d’ansia e/o disturbi depressivi. La depressione post-partum (DPP), frequentemente in comorbilità con sintomi d’ansia, è il disturbo che si manifesta più frequentemente dopo il parto, con tassi di prevalenza compresi tra il 5 e il 15%. Tra gli antidepressivi (AD), gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono considerati farmaci di prima scelta nel trattamento dei disturbi depressivi puerperali e in particolare della DPP. È quindi fondamentale stabilire, per quelle madri che necessitino di un trattamento con SSRI, il profilo di sicurezza di questi farmaci durante l’allattamento. I vantaggi dell’allattamento al seno, sia per la madre che per il bambino, sono infatti ben documentati. Se, da un lato, tutti gli AD, compresi gli SSRI, passano nel latte, è comunque vero che il rapporto tra concentrazioni ematiche del farmaco e concentrazioni nel latte, proposto per valutare il rischio di una determinata molecola durante l’allattamento, appare un parametro che non è in grado di predire in modo accurato la sicurezza di questi farmaci. Da un’analisi delle evidenze presenti nella letteratura si può concludere che, tra gli SSRI, paroxetina e sertralina offrono il miglior profilo di sicurezza, non essendo fino ad oggi stati segnalati effetti collaterali per il neonato in corso di allattamento con tali AD. Nonostante questi risultati rassicuranti, appaiono comunque necessari ulteriori studi che permettano di definire meglio il profilo di sicurezza. Come regola generale, è importante monitorare con molta attenzione le condizioni di un neonato la cui madre assuma un AD in corso di allattamento, in modo da poter riconoscere precocemente eventuali effetti collaterali farmaco-indotti. Parole chiave. Depressione post-partum, allattamento, antidepressivi, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, tossicità neonatale

Experimental investigation of thermochemical syngas production in a scrap iron-based oxidizer reactor for industrial decarbonisation

The syngas production performance of scrap iron reacting with carbon dioxide and water steam was assessed under different operating conditions in a fixed bed oxidizer reactor. The syngas generation step is part of a novel process scheme encompassing the reutilization of iron scrap from steelmaking and the combined splitting of industrially captured carbon dioxide and steam into a syngas. At 1050 degrees C, a maximum volume percentage of 37 % carbon monoxide was detected in the product gas with the injection of 1 NL/min carbon dioxide. The carbon dioxide conversion was confirmed to be promoted by temperature. Subsequently, combined tests with carbon dioxide and water steam were carried out to assess the production and quality of the syngas (H2 and CO) by varying the reactants total flow rate, the iron bed mass and the reactants molar ratio. By decreasing the total reactants flow rate, the reactants splitting process was promoted and below a certain flow rate carbon dioxide splitting prevailed on that of water steam. By increasing the H2Ov/CO2 molar ratio, the splitting was enhanced for both species. In particular, for the tested flow rate the water splitting increased by 10% compared to 3.5% of the CO2 splitting. This indicated that a high H2Ov/CO2 ratio optimizes syngas production in the designed system. Finally, with H2Ov/CO2 = 6 and the optimal thermochemical syngas composition was achieved, including 41 % H2 and 12.1 % CO, being the remaining part constituted by CO2 when computed on a dry basis

Fluidized bed gasification of biomass from plant assisted bioremediation ({PABR}): Lab-scale assessment of the effect of different catalytic bed material on emissions

The interaction between biomass from plant assisted bioremediation processes PABR contaminated with heavy metals and the bed materials used in Fluidized Bed Gasifier FBG systems was experimentally studied to identify the origin of the metals detected in syngas and/or solid residues, and affecting the quality of the produced fuels and biochar. The characteristics of an arboreal (poplar pruning) and an herbaceous biomass (Arundo Donax), both previously used in phytoremediation processes, were evaluated. The bed materials have been identified among those most used in pyrogasification processes, such as olivine, K-feldspar, kaolinite and calcite. The simulation of the process and the sampling of the syngas was carried out by means of an instrumental apparatus composed of TGA-DSC connected with a system of bubblers for the capture of heavy metals HM. The analysis of the matrices and the bubbled solutions in ICP-MS allowed to experimentally evaluate quantity and composition of HM released. The analyses showed that calcite gives the best results for both arboreal and herbaceous biomass but it has the disadvantage of losing about 55 % in weight during the process, releasing CO and CO2 and becoming CaO. The criteria for choosing the most suitable material for the bed of an arboreal or herbaceous biomass gasification were carried out mainly on the basis of the heavy metals released during the process. The study provides useful results for the assessment of the bed materials in FBG conversion process using PABR biomass. From a comparison between all the parameters considered and the Principal Component Analysis (PCA) results, it emerges that K-feldspar represent the best optimization for the materials that can be used in FBG beds both in the case of arboreal and herbaceous plants, while olivine is particularly effective only with arboreal biomass

Pruning of biomass from plant-assisted bioremediation (PABR). Use in a gasification plant and monitoring of syngas quality

Current contaminated soil remediation techniques are either very expensive or extremely difficult. From this point of view, Plant-Assisted BioRemediation (PABR), a technique based on the development of dedicated fast-growing crops (such as poplar), which allows contaminants to be extracted from the soil, assumes great value. The plants in the growth phase are able to extract the contaminants of the soil and to reclaim it, after a certain period of time, in a completely natural and non-invasive way. However, these biomasses and their prunings are considered contaminated products. In a world increasingly aimed at developing a circular economy, it is important to find an effective disposal technique with a low environmental impact. In this study, poplar prunings from PABR and traditional poplar were used and compared in a gasification plant. The metal content in the produced syngas and the ash was compared. It has been observed that most of the heavy metals present accumulate in the ashes which allows to enormously reduce the volume of contaminated material through an energy conversion process